Il teatro a scuola: va in scena l’inclusione
Demis Quadri1, Magda Ramadan1, Hans-Henning Wulf2
1Accademia Teatro Dimitri SUPSI, Suisse; 2Dipartimento formazione e apprendimento/Alta scuola pedagogica DFA/ASP, SUPSI, Suisse
L’Area Teatro Educazione (TEAEDU – https://www.supsi.ch/teaedu), condivisa tra l’Accademia Teatro Dimitri (ATD – https://www.accademiadimitri.ch/) e il Dipartimento formazione e apprendimento/Alta scuola pedagogica (DFA/ASP – https://www.dfa.supsi.ch/) della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI), è un luogo nel quale si concepiscono, attivano e realizzano progetti e si studiano le pratiche inerenti il teatro come risorsa educativa nel contesto della scuola, della formazione universitaria e degli ambiti sociali. I suoi progetti sono sostenuti da una continua ricerca pedagogica, artistica e teorica che approfondisce la relazione tra linguaggi artistici e prassi educative, favorendo l’insegnamento trasversale e la transdisciplinarità. In questo senso, l’Area costruisce i propri progetti intrecciando discipline diverse e metodologie ibride per il raggiungimento dei suoi obiettivi, coinvolgendo al contempo partner provenienti dai mondi della scuola dell’obbligo, delle università e di enti pubblici e privati attivi negli ambiti professionali di riferimento, coerentemente con le indicazioni definite dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE – https://www.oecd.org/en/publications/addressing-societal-challenges-using-transdisciplinary-research_0ca0ca45-en.html).
Il progetto “Il teatro a scuola: va in scena l’inclusione” si inserisce in questa linea di pensiero ed è nato al convergere, da una parte, delle pluridecennali esperienze e competenze di teatro per le scuole maturate dall’Area TEAEDU e, dall’altra, da una serie di collaborazioni sviluppate dall’ATD e dalla Fondazione ARES (Autismo risorse e sviluppo – https://www.fondazioneares.com/), che insieme hanno avviato una serie percorsi laboratoriali per aiutare giovani con Sindrome d’Asperger a lavorare sulle competenze relazionali necessarie a muoversi nel mondo formativo, in quello professionale e nella vita quotidiana. L’Area ha, da parte sua, sviluppato nel corso della sua storia un notevole numero di progetti, sempre strutturati e condotti in stretta collaborazione con le scuole coinvolte, incentrati sulla dimensione corporea (embodiment), sull’apprendimento esperienziale, sull’approccio laboratoriale, favorendo la dimensione ludica, relazionale ed espressiva nell’apprendimento/insegnamento e nella formazione.
Ideato e attivato nell’anno scolastico 2023-24, “Il teatro a scuola” ha coinvolto l’Area TEAEDU, le Scuole comunali di Losone e la Fondazione ARES. Svolto in una classe “accogliente” di seconda elementare, il progetto ha sviluppato, attraverso pratiche teatrali, un itinerario di apprendimento esperienziale all’insegna dell’inclusione, che ha permesso di valorizzare le specificità di allieve e allievi in un contesto caratterizzato da una marcata neurodiversità, nella cornice narrativa de La piccola strega (Die kleine Hexe, 1957) di Otfried Preussler.
Il gruppo di lavoro di “Il teatro a scuola” ha riunito prospettive e competenze diverse, ed era composto da una docente titolare, un’operatrice per l’inclusione, un pedagogista ARES, un insegnante di teatro ATD e i responsabili dei partner di progetto, che hanno coinvolto, oltre alla classe, anche le famiglie di alunne e alunni. Durante un intero anno scolastico, l’esperienza ha permesso a singoli allievi e allieve e al gruppo classe di evolvere, sviluppando competenze utili e tangibili in ambiti disciplinari e sociali. Ne è nato un percorso dinamico e generativo, all’interno del quale la docente titolare e l’operatrice per l’inclusione hanno potuto orientare la loro programmazione scolastica, maturando a propria volta un modo innovativo di pensare e fare scuola. Il progetto con allieve e allievi si è concluso con tre rappresentazioni teatrali rivolte all’intera scuola, alle famiglie e ai docenti, che hanno inoltre aperto un dialogo con le autorità scolastiche per cercare di dare maggiore spazio e sostegno a esperienze fondate sull’arte di questo tipo.
Nato con l’intento di aiutare i bambini con Sindrome d’Asperger della classe a migliorare le proprie abilità sociali in maniera empirica e attraverso il mezzo del teatro, il progetto ha potuto dimostrare la validità di questo approccio creativo-inclusivo nel favorire lo sviluppo e la crescita delle alunne e degli alunni dell’intera classe accogliente.
“Ein Wurf ins kalte Wasser” - Die Kraft von Metaphern zur Verständigung über das Erstsemestererleben nutzen
Franziska Zellweger1, Iris Hauser2
1PHZH Zentrum für Hochschuldidaktik und -entwicklung, Schweiz; 2ZHAW Institut für Physiotheraphie, Schweiz
Der Übergang in die Hochschule ist ein dynamischer Prozess, bei welchem Studierenden in kurzer Zeit organisatorische, persönliche, soziale und inhaltliche Aufgaben bewältigen. Angesichts der zunehmenden Diversität der Studierenden bemühen sich die Hochschulen aktiv um deren Unterstützung während dieser Phase. Um das studentische Engagement zu stärken, ist ein vertieftes Verständnis der vielfältigen Wahrnehmung des institutionellen Kontextes durch die Studierenden erforderlich. «Student agency» betont die Übernahme von Verantwortung für das eigene Lernen (Stenalt & Lassesen, 2021) sowie das emotionale Engagement, das sich in positiven Emotionen gegenüber der Institution, den Dozierenden und Mitstudierenden zeigt (Kahu & Nelson, 2018). Selbstregulierte Lernende engagieren sich metakognitiv, motivational und verhaltensmässig für ihren Lernprozess (Panadero & Alonso Tapia, 2014). Engagement ist kein statisches Merkmal, sondern ein Prozess, der sich in der Interaktion der Studierenden mit der hochschulischen Lernumgebung vollzieht.
In dieser Studie, die im Kontext professionsorientierter Studiengänge an Schweizer Fachhochschulen verortet ist, untersuchten wir wie die Studierenden ihre neue Lernumgebung wahrnehmen und inwieweit sie den Transitionsprozess aktiv gestalten. Zu Beginn des zweiten Semesters wurde eine schriftliche Befragung in zwei Lehramts- und Physiotherapiestudiengängen (N=352) durchgeführt, in welcher Studierende ihr Erstsemestererleben in einer Metapher beschrieben.
Im ersten Analyseschritt der resultierenden 179 Metaphern folgten wir der Metaphernanalyse nach Schmitt (2017). Für 25 % des Materials wurde eine Einzelanalysen durchgeführt. Die Analyse des Quellbereichs identifiziert die Ursprungskonzepte, aus denen die Metaphern stammen, um deren Bedeutungsrahmen und zugrunde liegende Denkmuster zu verstehen. Danach glichen wir die Merkmale und Beziehungen mit der Zieldomäne, der Erstsemestererfahrung, ab. Die Stärke der Daten liegt in der grossen Anzahl von Metaphern über die Studiengänge hinweg. Es besteht das Potenzial, überindividuell zu beschreiben, welche Aspekte der Erfahrung von Studierenden in den Vordergrund gestellt werden. Aufbauend auf diesen Einzelanalysen und in Anlehnung an das Verfahren der thematischen Analyse (Braun & Clarke, 2023) wurde deshalb im zweiten Schritt das gesamte Material induktiv kodiert.
Die Analyse ergab vier zentrale Themen, die unterschiedliche emotionale und kognitive Reaktionen auf die neue Lernumgebung zum Ausdruck bringen:
Orientierungssuche: In 37 von 179 Metaphern hoben die Studierenden die anfänglichen Schwierigkeiten hervor, sich in der Menge an Informationen zurechtzufinden sowie Prioritäten zu setzen. Einige stellten ihre Studienwahl in Frage oder zeigten sich auf der Suche nach ihrer Rolle als Studierende und künftige Berufstätige.
Bewältigbare Herausforderung: 34 Studierende beschreiben das erste Semester als eine Herausforderung, die Ausdauer und Disziplin erfordert. Sie zeigten sich aber zuversichtlich, dass sie es schaffen würden.
Achterbahn: 32 Studierende verglichen ihre Erfahrungen mit einer Achterbahn und beschreiben damit die schwankenden Gefühle und Herausforderungen. Auf Phasen der Begeisterung folgten Phasen der Entmutigung, die in Verbindung zur Arbeitsbelastung standen.
Überlebenskampf: 22 Studierende beschrieben ihr erstes Semester als eine zermürbende, marathonähnliche Anstrengung, die von Gefahren und Hürden geprägt war. Zudem betonten sie die Belastung durch hohe akademische Erwartungen und unzureichende Vorbereitung.
Diese Themen verdeutlichen unterschiedliche emotionale und kognitive Reaktionen auf die neue Lernumgebung. Die Metaphern veranschaulichen auch, wie Studierende sich selbst im Lernprozess sehen - von passiv bis aktiv. Sprachliche Elemente wie die Verwendung der ersten Person ("Ich konnte volles Tempo geben") oder die spezifische Verwendung von Metaphern ("Gestossen werden" vs. "ins kalte Wasser springen") veranschaulichen den Grad von «student agency». Studierende bringen zum Ausdruck, dass es ihnen schwerfalle, den Weg zu finden, und dass es Zeit und Erfahrung brauche, um die Kontrolle über ihr eigenes Lernen zu gewinnen. Bei diesen Bemühungen fühlen sich viele Studierende ausgeliefert.
Die Ergebnisse unterstreichen die Vielfalt des Erstsemestererlebens. Das Sprechen in Metaphern kann die Verständigung zwischen Studierenden und Dozierenden unterstützen sowie den Blick für einen gelingenden Übergang an die Hochschule schärfen - damit für die diversen Studierenden der Wurf zum Sprung ins nicht allzu kalte Wasser wird.
Un cours; plusieurs relations à la langue française; le traitement de l'objet langue dans un cours rassemblant des élèves francophones et allophones
Hélène Conradin
UNIGE, Suisse
Un cours de français langue de scolarisation peut parfois dépasser cette seule appellation. Les cours ont beau se dérouler dans l'enseignement ordinaire, celui-ci contient forcément une certaine hétérogénéité des profils SANCHEZ MAZAS et al. (2014). Dans le cadre de la didactique du français, cela signifie notamment que les élèves entretiennent en effet différents rapports avec la langue française: qu'elle soit leur langue maternelle et presque unique langue connue, la principale langue de scolarisation ou encore une langue apprise plus tardivement et encore en phase d'acquisition au moment où les élèves entrent dans une classe de français "ordinaire" du secondaire II PERREGAUX (2007). Dès lors, il semble intéressant de se demander comment des enseignants de français ordinaire peuvent prendre en compte cette pluralité des publics présents dans leurs classes en plus des difficultés considérées comme plus habituelles MONNIER-SILVA, LAENZLINGER (2022), CHARTRAND (2015).
Ce rapport différent à la langue entraîne des différences dans les apprentissages que les élèves peuvent effectuer autour d'un même objet d'enseignement. Cela peut être tu, voire nié par les enseignants et enseignantes, ou travaillé en tant que tel BAUER et al (2021). Dans le cadre de la recherche qui est présentée, la thématisation de l'approche de la langue forme le centre de séquences, testées dans des classes d'apprentis AFP et d'élèves de classes préparatoires à l'ECG du secondaire II genevois. Ces classes rassemblent une proportion particulièrement élevée d'élèves issus des filières de l'accueil ce qui catalyse les enjeux rencontrés dans n'importe quelle classe ordinaire, tout en augmentant la visibilité de l'enjeu sous-jacent.
En utilisant des démarches inductives, les enseignants participants ont créé les conditions cadres afin de permettre aux élèves d'expliciter les ressources qu'ils mobilisent pour comprendre finement la langue et la mobiliser au mieux. Ces séquences ont fait l'objet d'observations qui ont permis de remarquer le recours à des systématiques différentes entre les élèves, en fonction de leur degré d'appropriation du français. Paradoxalement, la maîtrise consciente de l'interlangue LAENZLINGER, SOARES (2019) permet aux francophones en apprentissage de formuler avec plus de facilité leurs raisonnements au point de semer le doute sur l'acceptablité de leurs usages de la langue. Cela nourrit la discussion et permet de donner du sens aux outils descriptifs de la langue.
Par ailleurs, des entretiens semi-directifs ont également permis de s'interroger sur leur perception des séquences et de leurs effets sur leurs classes. Cela a également permis de faire apparaître une tension concernant leur rôle, posture et moyens.Ceux-ci et celles-ci ne sont, en effet, pas formés à la didactique du français langue étrangère ou d'intégration, mais se trouvent de facto à accompagner des élèves dans leur progression vers les niveaux élevés de maîtrise de la langue attendus par l'enseignement secondaire II. Ce dernier offre un cadre réglementaire concernant les adaptations concédées, mais, à Genève notamment, ces dernières permettent plus de différer l'évaluation que de soutenir les apprentissages. Dans ce cadre, cette recherche tente une approche par un objet didactique -la séquence- permettant de thématiser le problème et de normaliser ainsi les relations différentes que les élèves entretiennent avec la langue de scolarisation.
Les défis demeurent nombreux, mais il ressort notamment que l'explicitation des stratégies développées par les uns ou les autres permet une valorisation de différents profils d'élèves et une meilleure tolérance pour les difficultés rencontrées. Les constats concernant l'accompagnement, la formation et la disponibilité des enseignants sur ce type de problématique demeurent une question ouverte qui pourra nourrir la discussion.
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